Coronavirus, sostegno alle tv locali. L’appello dell’Associazione Rea

“Culo e camicia” è il titolo dell’appello lanciato dal Presidente della REA, Antonio Diomede, al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli al fine di dare un sostegno all’informazione locale condannata a morire per la mancanza di pubblicità e di sostegni ministeriali a causa dell’emergenza Covid-19.

Di seguito riportiamo il testo integrale:
“Mi è stato chiesto a chi eventualmente affidare l’oro da donare alla Patria in questo drammatico momento di guerra. Lo affiderei alla RAI altrimenti come farebbe a pagare Fazio, Vespa, Calo Conte, la zia Mara, Amadeus, i Direttori di testata, tanti sconosciuti Autori e una pletora di mangia pane a tradimento? Pensate che in questi giorni la RAI sta piangendo povertà per sottrarre al Governo 40 milioni di euro per la perdita di pubblicità e pare che la richiesta sia caldeggiata presso il Mise di Patuanelli e la Commissione di Vigilanza RAI, da Confindustria cioè la confederazione alla quale la RAI è associata. Pensare la RAI associata a Confindustria è come dire che la camicia è un tutt’uno col culo che se non la tiri bene non ti senti a tuo agio quando ti muovi. Poi ci sono gli 80 milioni pare disponibili per le tv locali che, guarda caso Confindustria comunicazioni, vorrebbe che il Governo li assegnasse nella misura del 95% unicamente a quelle 100 emittenti che risultano nella graduatoria del criminale DPR 146/17 che vede, ad esempio, Tele Norba (vice presidente Confindustria) racimolare la modica cifra 24 milioni di euro in tre anni mentre si lasciano fallire 800 di piccole e medie radiotv locali in barba al pluralismo e alla libertà d’informazione tanto conclamato dalla politica e dai Governi di Turno. Della questione si occupò RAI 3 con un servizio di Report dove pure io venni intervistato, ma qualcuno lo bloccò d’imperio. Ma il bello del discorso è che anche Auditel è associata a Confindustria e che i soci di maggioranza di Auditel sono RAI , MEDIASET, La7 . Allora che cosa si fa? Nel DPR/146 si prevede che il 30% del fondo viene ripartito che tra le emittenti iscritte ad Auditel, ovvero quelle di Confindustria. In tal modo si stabilisce per legge che una società privata può determinare a chi vanno assegnati i fondi pubblici indispensabili per andare avanti o fallire. Ma chi ha deciso tutto questo balletto di soldi pubblici? Un certo Gentiloni Silver, Presidente del Consiglio fino a marzo 2018 e Calenda Ministro dello Sviluppo Economico. Una simile porcata, figlia di uno spudorato conflitto d’interessi, poteva essere sanata dal Governo successivo 5Stelle-Lega in un autentico sostegno per il pluralismo informativo se non fosse accaduto ciò che non ci saremmo mai immaginato. Luigi Di Maio,ministro del MISE, nomina l’avv. Marco Bellezza suo consigliere giuridico già schierato con Facebook contro la direttiva europea sul copyright e sospetto di provenire dalle fila di un gruppo di consulenti di Tele Norba. Poi, lo stesso Di Maio, in qualità di Presidente del Tavolo TV 4.0, nomina suo vice Maurizio Giunco noto come vice presidente di Confindustria comunicazioni e affida la comunicazione del Dicastero all’onorevole Emilio Carelli, ex mediaset ex SKy, ex confindustria. Siamo alla fine del fondo della camicia che si congiunge col culo per non disturbare chi la indossa. Ora basta ! e dico che il dormiente ministro Patuanelli deve avere il coraggio d’intervenire. Convochi il Tavolo TV 4.0 per adottare misure di sostegno eque, trasparenti, proporzionate alla forza lavoro da salvare piuttosto che continuare a privilegiare i beceri interessi della lobby della comunicazione. E poi dico a Patuanelli, se è vero come è vero che in cabina elettorale uno vale uno, noi siamo milioni loro sono diecina di migliaia. Sbagliare come ha fatto Di Maio è umano. Perseverare è diabolico”.

Antonio Diomede, Presidente REA

 

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