Il “rumore” di Raffaella e quello della politica del Vallo. Geppino D’Amico: “Non conoscono Menenio Agrippa”

In una settimana nella quale l’Italia piange la perdita di Raffaella Carrà, allo storico e giornalista Geppino D’Amico viene facile l’accostamento tra “Rumore”, una delle sue canzoni-hit, e il “rumore” che stanno generando alcune prese di posizione della politica del Vallo di Diano. Con particolare riferimento a Padula, dove le polemiche accompagnano nelle ultime settimane una burrascosissima fase pre-elettorale.

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TESTO DI GEPPINO D’AMICO

La canzone di cui abbiamo ascoltato l’incipit è la celeberrima “Rumore”. L’abbiamo scelta per ricordare la grande Raffaele Carrà, icona della Tv italiana, recentemente scomparsa, ma anche perché ci riporta ai rumors politici del Vallo di Diano. Ancora una volta al centro dell’attenzione è Padula: qualche mese fa le dimissioni da consigliere comunale di Settimio Rienzo, nei giorni scorsi quelle dell’assessore Giuseppe Comuniello, inframezzate dalla rimozione forzata della vice Sindaco Michela Cimino, decretata dal sindaco Paolo Imparato. Se le dimissioni di Rienzo erano passate quasi in silenzio, quelle di Comuniello e la rimozione della Cimino di rumore ne hanno fatto parecchio e fanno presagire una campagna elettorale ricca di polemiche.

La situazione di Padula, accoppiata a quella di Montesano e Monte San Giacomo, riapre il dibattito sulla scarsa capacità della politica di casa nostra di procedere all’insegna della coesione. Si avverte l’assenza di un discorso all’insegna dell’unità. Sarebbe opportuno che i nostri amministratori si ispirassero alla storia di Menenio Agrippa, il console romano, quindi un politico vissuto nel V secolo a.C., il quale proprio con il suo Apologo spiegò alla plebe in sciopero la necessità di fare fronte comune perché, disse, “le parti del corpo sopravvivono solo se collaborano tra loro”. L’Apologo di due millenni fa sembra un abito su misura per il Vallo di Diano di oggi che continua ad essere depredato di importanti servizi e strutture in un momento in cui i rischi di finire nelle mani della criminalità sono sempre più concreti.

Illuminante in proposito l’inchiesta giornalista di Pasquale Sorrentino e Sara Manisera, dal titolo “Il Vallo di Diano cerniera di traffici tra ‘Ndrangheta e Camorra”, pubblicata su IRPIMEDIA, un giornale online specializzato. L’inchiesta parte dagli avvenimenti di oltre 20 anni fa quando esponenti di diverse organizzazioni iniziarono ad infiltrare propri uomini nel tessuto imprenditoriale dell’area tra l’Alta Calabria, la Campania e la Basilicata. Secondo il Procuratore Distrettuale Antimafia di Potenza, Francesco Curcio, il territorio del Cilento Meridionale, del Vallo di Diano ed il Lagonegrese “sono sempre più contaminati dalla presenza mafiosa che, seppur silente sotto il profilo militare, sta acquisendo posizioni economiche di assoluto predominio attraverso un’incessante attività di riciclaggio accompagnata da episodi di sintomatica intimidazione verso la concorrenza”. Di fronte a questa situazione le Istituzioni, non facendo tesoro dell’Apologo di Menenio Agrippa, hanno sottratto al territorio importanti servizi tra il colpevole silenzio di chi avrebbe potuto impedirlo.  Nel corso degli anni il Vallo è stato privato non solo del Tribunale e della Casa Circondariale ma ha subito anche il ridimensionamento degli organici delle forze dell’Ordine e di importanti uffici.

Vediamo qual è la situazione oggi: per il Tribunale penale e civile si va a Lagonegro e per la Corte d’Appello a Potenza; per la Casa Circondariale a Potenza, Salerno, Avellino o Castrovillari; per la Giustizia Amministrativa e per le Commissioni Tributarie a Salerno e Napoli; per il Tribunale delle imprese si salta addirittura la Basilicata e si va a Bari. L’Agenzia delle Entrate è stata decapitata dei vertici ed assomiglia sempre più ad una scatola vuota e molte pratiche bisogna andare a discuterle a Salerno; l’ultima perla è l’accorpamento della tenenza della Guardia di Finanza di Sala Consilina alla Compagnia di Vallo della Lucania. Il risultato è che il Vallo di Diano ha subito un ridimensionato che appare irreversibile con conseguente danno al tessuto sociale ed economico senza dimenticare la presenza delle cosche malavitose.

Ora, la madre di tutte le battaglie è quella riguardante il ripristino del tribunale come ha sostenuto il Consigliere Regionale Corrado Matera, il quale, peraltro, ha ufficialmente chiesto al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese l’istituzione a Sala Consilina del Commissariato di Pubblica Sicurezza, importante presidio di legalità in un momento difficile per il territorio come evidenziato       dal Procuratore Francesco Curcio.

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Nei giorni scorsi è deceduto all’età di 78 anni il prof. Giuseppe Tesauro, la cui famiglia è originaria di Bellosguardo. Considerato il più grande Giurista della Scuola Napoletana contemporanea, il prof. Tesauro è stato Componente e Presidente della Corte Costituzionale, organo deputato ad esaminare e proclamare la costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento. Lo hanno ricordato, tra gli altri, esponenti del mondo universitario e dell’avvocatura quali il prof. Luigi Labruna ed il Sen. Michele Pinto. Personalmente ho avuto il piacere e l’onore di potere interloquire con Lui in un dibattito sul tema “Le professioni tra valori costituzionali e conoscenze” organizzato dal Club Rotary di Vallo della Lucania nel febbraio del 2011 nell’ambito del Progetto Legalità. Un’esperienza importante che ha contribuito ad arricchire notevolmente il mio bagaglio umano e professionale.

GEPPINO D’AMICO

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