Rifiuti in Tunisia. La consigliera Muscarà (M5S): “Stop ai trasferimenti fuori regione”

“L’ultima inchiesta su un traffico illecito di rifiuti dalla Calabria alla Tunisia, gestito dalla mafia locale, unita alle indagini in corso da oltre un anno sui trasferimenti di rifiuti speciali dal Porto di Salerno lungo la stessa tratta, ripropone un tema che in Campania andiamo denunciando da anni. Ovvero, che se vogliamo mettere fine agli affari di un sistema, da troppi rodato, fondato sulla commistione tra malavita organizzata e una certa imprenditoria, dobbiamo mettere fine una buona volta ai viaggi dei rifiuti. Un allarme lanciato di recente anche dai magistrati antimafia, nel corso del Forum Internazionale Polieco sull’Economia dei Rifiuti e che più volte abbiamo posto al centro delle nostre battaglie e all’attenzione dei lavori del Consiglio regionale”. È quanto denuncia la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle e segretaria della Commissione Ambiente Maria Muscarà.

Il commento della consigliera regionale (la prima a sollevare l’attenzione sui rifiuti sequestrati a Sousse, partiti da Polla) arriva dopo l’inchiesta che ha svelato che finivano anche in Tunisia i rifiuti smaltiti illegalmente dall’organizzazione, facente capo al clan Piromalli di Gioia Tauro, smantellata dai Carabinieri con l’operazione “Mala Pigna” che ha portato all’esecuzione di 29 misure restrittive e al sequestro di cinque aziende in diverse province italiane. Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, migliaia di tonnellate di “car fluff” (un rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture) sarebbero state portate via mare in un porto a 50 chilometri dal porto di Tunisi e da qui trasferite per essere smaltite. Tutto avveniva grazie alla collaborazione garantita da uno degli indagati a Rocco Delfino, uomo chiave del traffico, indicato come persona molto vicina alla “famiglia” di ‘ndrangheta dei Piromalli.

“Dunque – precisa Muscarà – il rifiuto non deve più viaggiare e per far questo dobbiamo puntare su una gestione che, a partire dalla Campania, tenga conto, in una determinata area, quali e quante aziende producono quella tipologia di rifiuti che fino ad oggi vengono trasferiti fuori regione, dotando quel territorio dell’impiantistica necessaria per lo smaltimento, senza più ricorrere a costosi trasferimenti. Solo così possiamo da un lato evitare che il rifiuto venga contaminato durante il viaggio e dunque non più classificabile in alcuna categoria da smaltire, dall’altro evitiamo che questi traffici continuino ad alimentare un sistema criminale controllato da clan mafiosi e affaristi senza scrupoli”.

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