Sant’Antonio Abate, i falò della tradizione da Montesano sulla Marcellana ai Bottari di Macerata Campania

Fede, tradizione e amore per gli animali: ogni anno il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, conosciuto come il protettore degli animali. Oltre alle messe liturgiche con la benedizione degli animali, c’è un’altra tradizione portata avanti nei secoli e in occasione del culto: i falò.

Il significato di questa tradizione risale ad un fatto risalente al 1090, quando diverse provincie francesi furono colpite da una vasta epidemia del terribile “fuoco”, allora incurabile. Vicino alla chiesa dove erano custodite le reliquie, invocando Sant’Antonio furono ottenute molte miracolose guarigioni. Fu fondato allora un nuovo ordine religioso e vennero costruiti ospedali dedicati completamente alla cura dalla malattia che da allora cominciò a chiamarsi “fuoco di S. Antonio”. Prima della scoperta degli antibiotici il tentativo di cura del “fuoco” consisteva semplicemente nell’amputazione della parte infettata. I monaci antoniani curavano le piaghe del “fuoco” con unguenti a base di lardo di maiale. Ecco perché nelle immagini devozionali accanto al santo compare un maialino.

In Campania, così come in altre regioni italiane, la tradizione dei falò nella notte tra il 16 e il 17 gennaio ricorda proprio di quel “fuoco”, morbo infernale. Secondo un’altra leggenda Sant’Antonio rubò il fuoco agli Inferi per donare luce e calore alla Terra, al tempo afflitta da temperature glaciali. La notte di Sant’Antonio si accendono perciò dei falò propiziatori, con l’intento di gettare tra le fiamme il vecchio, benedicendo con il fuoco i nuovi desideri, in vista della fine dell’inverno.

Nel Vallo di Diano a Montesano sulla Marcellana il fuoco di Sant’Antonio si accende la sera del 16 gennaio nella piazza antistante alla chiesa settecentesca che porta il nome del Santo.

Una tradizione secolare quella del falò di Sant’Antonio anche per la comunità di Sanza che dopo la messa celebrata da don Giuseppe Spinelli, assiste all’accensione e alla benedizione del falò in piazzetta Sant’Antonio nel giorno del Santo.

Non solo a Montesano ma anche a Campagna la tradizione si rinnova con i “Fucanoli”, nel giorno di Sant’Antonio Abate, la celebrazione religiosa si fonde con la tradizione popolare. Ogni rione allestisce il suo “fucanolo” e si prepara ad accenderlo al passaggio del Santo. È in quel momento che nascono i Fucanoli.

In provincia di Caserta, a Macerata Campania, si festeggia Sant’Antuono con il folklore popolare dei tipici ” Bottari di Macerata Campania”, che ripropongono l’antica sonorità chiamata la “Pastellessa”.

Infine nel Comune che porta il suo nome, Sant’Antonio Abate, particolarmente sentita, data la festa del santo patrono, è la fiera che si tiene ogni anno nei giorni adiacenti al 17 gennaio. La vigilia della festa del santo, inoltre, è di tradizione l’accensione del cippo, un colossale fuoco alimentato da rami d’ulivo nel quale tutti i fedeli sono tenuti a lanciare bigliettini contenenti peccati da ardere nel fuoco (uno dei tanti attributi di Sant’Antonio Abate), attorno al quale si balla e si intonano canti della tradizione popolare locale (e, in particolare, le varie tammurriate).

 

Talia Mottola

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