Padula, commemorazione di Mons. Altomare nel centenario della nascita

Nel primo incontro mensile dei presbiteri, nel convento di San Francesco in Padula, per volere del nostro vescovo Mons. Antonio De Luca, è stata fatta “memoria grata” di Mons. Umberto Altomare, nel centenario della nascita. Ha portato la sua filiale testimonianza il Vescovo di San Marco Argentano-Scalea S.E. Mons. Leonardo Bonanno dicendo di Mons. Altomare che fu “Padre e Pastore” e svolse il suo ministero pastorale “fortiter et suaviter”. Partecipò al Concilio Vaticano II con gioia e con entusiasmo ne accolse le indicazioni pastorali. Con schiettezza e lealtà curò le relazioni umane e incoraggiò l’esperienza della fraternità sacerdotale.

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Mons. Umberto Altomare era nato a Cellara, un piccolo paese dell’entroterra cosentino, il 13 dicembre 1914, da Raffaele e Chiara Montemurro, in una famiglia umile e di forti sentimenti religiosi. Era cresciuto in un ambiente modesto, essenziale ma ricco di valori che nel tempo contribuirono a forgiarne il carattere e a determinarne la formazione e le scelte di vita. Umberto era un uomo mite e dal sorriso facile. Aveva scelto la via del sacerdozio ricevendo l’ordinazione il 16 giugno 1940 e svolgendo la sua missione prima a San Fili, poi a Rogliano (1941–1943). Quindi, a San Giovanni in Fiore (1943–1960), il periodo più lungo e faticoso della sua attività di parroco in un centro, quello silano, interessato da gravi problematiche di carattere politico, sociale ed economico. Un periodo in cui don Umberto (così si faceva chiamare) aveva avuto modo di stare vicino alla gente, carpirne i sentimenti, le difficoltà, l’esigenza di rinascita dopo i drammi e le macerie scaturite dal secondo conflitto mondiale. Quasi un ventennio nei luoghi di Gioacchino da Fiore.

Il 31 marzo 1960 Giovanni XIII lo nominava vescovo titolare di Carpasia e ausiliare di Mazara del Vallo. Diocesi, quest’ultima, che aveva lasciato due anni più tardi per trasferirsi a Muro Lucano e, nel 1970, a Teggiano. Nello stesso anno fu nominato Amministratore “sede plena” della Diocesi di Policastro.

A Teggiano rimase sino alla improvvisa scomparsa, avvenuta il 3 febbraio 1986, lungo il tragitto che da Rogliano conduce a Cellara.Mons. Altomare amava spesso ritornare in Calabria. Lo faceva per temprarsi e per ritrovare gli affetti.

“La casa del Vescovo – amava ripetere – deve essere aperta a tutti e deve essere di vetro perché tutti possono guardarci dentro”. Ancora oggi, a Rogliano, è possibile notare il portone, realizzato quasi completamente a vetrata, del palazzo di proprietà della famiglia.

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