Morte di Dorotea Di Sia. Pena ridotta per il conducente dell’auto e ai familiari lo fa sapere “solo” Mattarella

Due anni di pena per Pantaleo D’Addato, accusato di omicidio colposo per la morte di Maria Dorotea Di Sia. La Corte di Appello di Bari ha quindi “scontato” di un anno la condanna emessa dal Tribunale di Trani per il conducente dell’auto che nel 2014 si è andato scagliare contro un pilastro. Nel terribile impatto ha perso la vita la 25enne salernitana, originaria del Vallo di Diano e residente nel Golfo di Policastro. Da tempo la famiglia attendeva l’esito del processo d’appello dopo che la Procura aveva presentato ricorso perché riteneva bassa la condanna a tre anni per D’Addato. Lo sconto di pena ha colpito i familiari dell’artista salernitana. Ad aumentare il dolore e lo sconforto di papà Donato e mamma Pietrina, è il modo in cui hanno saputo dello sconto di pena: una lettera arrivata dagli Uffici del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I familiari di Dorotea, infatti, da anni stanno lanciando appelli e chiedendo aiuti alle più alte figure politiche e soprattutto istituzionali. Tante le promesse, pochissime le azioni concrete. Tranne, quella della istituzione più alta. “Rinnoviamo vicinanza e partecipazione – si legge nella missiva di risposta inviata dal presidente Mattarella – al dolore per la tragica scomparsa di sua figlia, assicuriamo la costante attenzione del presidente Mattarella per i temi evidenziati. In relazione alla sua istanza, da informazioni assunte risulta che la Corte di Appello di Bari, investita dall’impugnazione, il 9 luglio del 2018 ha dichiarato l’imputato definitivamente responsabile dei reati condannandolo alla pena di due anni di reclusione”. Una sentenza non impugnata da nessuno e quindi divenuta irrevocabile il 24 marzo del 2019. Due passaggi completamente oscuri alla famiglia di Dorotea Di Sia, pur costituitasi parte civile, ma alla quale non è stata comunicato – per problematiche che dovranno avere una risposta – nulla del prosieguo del procedimento in tribunale. “Non è giusto e ci ribelleremo”, hanno riferito i familiari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *