Aumento dei morti sul lavoro. Acli Salerno: “Maggiori incentivi per la sicurezza”

Sono passati vent’anni dalla prima Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, istituita il 28 aprile 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro e i dati Inail continuano ad essere allarmanti. I lavoratori che nel 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud sono 1.090, con una media di oltre 90 vittime al mese e sono 697.773 le denunce di infortunio registrate nello stesso anno, il 25,67% in più rispetto al 2021. L’inizio del 2023 non nasce certo sotto una buona stella, anzi sono 100 le vittime registrate nei soli mesi di gennaio e febbraio.

Gianluca Mastrovito, Presidente del Patronato ACLI di Salerno, sostiene che questi dati confermino il fatto che l’insicurezza sul lavoro unita alla precarietà, sono diventati il paradigma per comprendere tutte le inquietudini sociali di questo cambio d’epoca.

Un altro pilastro fondamentale per creare una nuova cultura della prevenzione è quello, dunque, di accompagnare le aziende in un percorso virtuoso anche con incentivi economici, in particolar modo verso quelle imprese che investono in sicurezza. Investimento che si traduce in maggiore produttività aziendale.

Un’altra necessità è quella di adeguare l’Inail alle esigenze del nostro paese. “Le linee programmatiche di mandato 2022- 2026, presentate dal Comitato di indirizzo e vigilanza Civ dell’Inail lo scorso 14 aprile, indicano come prioritari due aspetti: l’individuazione di ulteriore personale medico e amministrativo da assumere e la possibilità di investire parte delle risorse economiche di bilancio, al momento vincolate per legge, nella gestione ordinaria dell’Istituto per la prevenzione, la formazione e comunque a supporto alle aziende”, il commento di Paolo Ricotti, Presidente nazionale del Patronato Acli.

A voler tracciare un identikit dei lavoratori più esposti al rischio e eventi fatali – continua Mastrovito – sono per lo più stranieri e ultra sessantacinquenni, conseguenze di un decalage formativo per i primi e probabilmente di una minor reattività in situazioni di rischio per i secondi. Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio, sono i giovani ad indossare la maglia nera; ed è la mancanza di esperienza questa volta a segnare il passo, in cui la Campania veste la maglia nera.

La politica deve ascoltare il grido di allarme di tutti i livelli apicali dell’Inail, oppure saremo nuovamente costretti ad indignarci per l’ennesima morte sul lavoro, aspettando che le cose si sistemino da sole.

Tatjana Chirichella

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