La Coldiretti propone l’esercito per l’emergenza cinghiali. Palmieri: “Abbiamo cacciatori qualificati”

Negli ultimi giorni il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha reso noto che è stata finalmente accolta la proposta di far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti sul territorio italiano. Durante il vertice con il Governo, a cui erano presenti anche il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il commissario straordinario per l’emergenza della peste suina africana, Vincenzo Caputo, Prandini ha richiesto ristori adeguati per i danni provocati.

Enzo Tropiano, direttore della Coldiretti Salerno si dice favorevole all’iniziativa di far scendere in campo l’esercito perché, a suo dire, “l’emergenza dei cinghiali è strettamente legata alla peste suina africana e i cacciatori presenti sul territorio non possono, da soli, farsi carico del contenimento dell’emergenza, considerando anche il fatto che la loro stagione di caccia è limitata a un periodo di tre mesi che va dal 15 ottobre al 15 gennaio”. Tropiano sostiene che per ottenere dei risultati concreti bisogna mettere in campo un insieme di forze che possano collaborare tra loro.

In merito a queste affermazioni, Pino Palmieri, coordinatore di Forza Italia per gli Alburni e la Valle del Calore e sindaco di Roscigno, attraverso un comunicato stampa, ha espresso il suo disaccordo: “Abbiamo tantissimi cacciatori che potrebbero essere impiegati per contrastare l’emergenza cinghiali. L’esperienza dei cacciatori che sono stati formati come selecontrollori dal Parco del Cilento è un’esperienza che è riuscita ed è da incentivare su tutto il territorio nazionale. Quindi bisogna formare più selecontrollori possibile da poter utilizzare al contrasto dell’emergenza cinghiali. L’esercito serve per altro e deve essere impegnato in altri contesti operativi.”

Tatjana Chirichella

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Una risposta

  1. fusco antonio ha detto:

    …..purchè sia fatto con serietà e con dei controlli rigorosi come già fatto in altre parti d’italia e destinando le carni macellate alle fondazioni di assistenza e benefiche , evitando le solite “iacovelle nostrane “::

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