La “Festa dell’accoglienza” a Montesano è un inno all’integrazione

“Accoglienza”, “inclusione” ed “integrazione”: queste sono le parole che rappresentano il filo conduttore della “Festa dell’Accoglienza”, tenutasi sabato 16 settembre ad Arenabianca, frazione di Montesano Sulla Marcellana. Una manifestazione organizzata dalla Cooperativa sociale “Il Sentiero”, con il patrocinio dell’Associazione “La Collina” e della “Pro loco Montesano Terme”, che ha celebrato 10 anni di lavoro ed impegno sociale nel territorio valdianese, accogliendo minori stranieri non accompagnati, ma anche famiglie che hanno dovuto lasciare i loro Paesi di origine a causa di guerre e povertà. I progetti SAI (“servizio accoglienza ed integrazione” per minori stranieri non accompagnati), il cui comune capofila è Padula, e SAI ordinari (per nuclei familiari e monoparentali), il cui comune capofila è Atena, sono finanziati dal Ministero dell’Interno e si diramano in vari comuni fra cui: Polla, Atena Lucana, Sant’Arsenio, Padula, Montesano sulla Marcellana, Sanza e Buonabitacolo. I minori del progetto SAI sono 114 e come spiega la coordinatrice del progetto Rosa Petraglia, non sono soltanto numeri, bensì persone con le quali creare una relazione di fiducia, attraverso la cura della persona, grazie al supporto psicologico e all’ascolto, affinché questi ragazzi e ragazze possano rendersi autonomi al compimento della maggiore età, ricevendo un’istruzione adeguata alle esigenze del singolo, e per potersi inserire attivamente come cittadini nel mondo lavorativo e nel territorio. L’”integrazione nel territorio” e la “crezione di momenti di vita partecipata” sono la sfida e l’orgoglio più grande, come sottolineano Mariangela Cestaro , coordinatrice del Progetto SAI ordinari, e Fiore Marotta, presidente della Cooperativa, infatti è centrale il lavoro di figure professionali come quella dell’educatore, psicologo, operatore per l’accoglienza e mediatore.

Un esempio concreto di integrazione lo fornisce il Sindaco di Atena Lucana Luigi Vertucci, che ha parlato sul palco di alcune famiglie accolte che “adesso hanno acquistato anche casa”; o ancora Dieudonne o Donato, come si fa chiamare adesso, che dopo il suo arrivo in Italia nel 2014 è diventato un punto di riferimento per la cooperativa. È diventato mediatore culturale e cerca di “accompagnare i ragazzi a trovare la loro strada, affinché non commettano errori”. Le barriere linguistiche all’inizio, infatti, possono rappresentare un ostacolo, ed è per questo che una delle prime azioni è quella di individuare delle attività manuali da poter svolgere per far sì che queste persone “possano esprimersi” ed instaurare anche un legame di fiducia con chi li accoglie. Alla manifestazione, infatti, erano presenti vari stand come quello della ceramica, sartoria, disegno, pittura, treccine, cucina e yoga dove i ragazzi hanno potuto mostrare le loro creazioni.

“Potersi esprimere”, “superare il dramma dello sradicamento” e “recupero delle storie personali” rappresentano il fulcro degli interventi di Don Vincenzo Federico e Don Fernando Barra, che attraverso la conoscenza diretta di queste persone hanno saputo individuare il dramma, senza retorica, fornendo le chiavi di lettura concrete per affrontare le problematiche legate all’immigrazione.

L’evento che ha, quindi, visto salire sul palco istituzioni politiche e religiose, nonché il Presidente della Coop. Sociale Il Sentiero, Fiore Marotta, coordinati dalla giornalista Stefania Marino, ha portato anche le testimonianze di due minori. Dalle loro parole traspare la gratitudine per il costante supporto degli operatori, che garantiscono una vita normale, ma anche e soprattutto la speranza di poter rivedere i loro cari che non hanno dimenticato.

“Minori stranieri non accompagnati” o “nuclei familiari” sono solo delle diciture amministrative dietro le quali si celano le storie di molte persone; come quella di Fatima, una “donna straziata dal dolore giunta senza vita a Salerno, a cui abbiamo cercato di restituire un po’ di dignità e a cui, insieme a FIDAPA, decidemmo di dare un nome e seppellirla nel cimitero di Montesano nel 2018” racconta l’assessore di Montesano Marzia Manilia. O ancora, quella di Mila, ragazza ucraina arrivata in Italia insieme a sua madre, che in una breve conversazione ha parlato del dramma della guerra che ha vissuto fino a pochi mesi fa e di come sia bello, adesso vivere qui, in un ambiente tranquillo, dell’ospitalità e calore ricevuto da alcune persone del posto nonostante parli poco l’italiano. O ancora quella di S. ragazza afghana che grazie agli operatori della cooperativa ha scoperto una passione per il disegno e in poco più di un anno ha imparato l’italiano.

Gli interventi hanno portato in luce un comune denominatore: la concretezza dell’azione, che “aldilà di ogni barriera ideologica” -come ha messo in rilievo il primo cittadino di Montesano sulla Marcellana, Giuseppe Rinaldi- e grazie ad una costante sinergia tra gli operatori della cooperativa in primis, i comuni capofila dei progetti e le istituzioni religiose, ha portato all’integrazione e ad un continuo abbattimento dei pregiudizi da parte della popolazione locale.

A chiudere gli interventi infatti, sono stati un ragazzo ed una ragazza montesanesi che in poche parole, con la loro testimonianza, hanno portato in quella piazza il significato di comunità. Hanno raccontato con le loro esperienze come hanno accolto questi ragazzi, di come siano diventati parte integrante della vita del paese, all’inizio ad esempio, attraverso lo sport che ha fatto da ponte per le barriere linguistiche.

Carmen De Fina

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