Triste primato. In Campania aumentano le morti sul lavoro. In provincia di Salerno due vittime in un mese

In Campania nel confronto tra i mesi di aprile 2014/aprile 2015 diminuiscono complessivamente  le denunce di infortuni sul lavoro, ma aumentano quelle con esito mortale (+40%: da 5 a 7). Le province dove si sono verificati più infortuni (non mortali) nel mese di aprile di quest’anno sono quelle di Napoli (760) e Salerno (402). Seguono Caserta (197), Avellino (123) e Benevento (105). Per quanto concerne gli infortuni  mortali, 2 si sono verificati in provincia di Napoli, 2 in provincia di Salerno ed Avellino ed uno in provincia di Benevento.  I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno dall’”Analisi della numerosità degli infortuni” dell’Inail (aggiornata al 30 aprile 2015). Il confronto tra il periodo gennaio/aprile 2014 e quello omologo di quest’anno evidenzia lo stesso trend: aumentano gli incidenti con esito mortale e diminuiscono le denunce di infortuni non mortali. Nei primi 4 mesi del 2015, in provincia di Salerno le denunce di infortunio sul lavoro sono state 1.637 , gli incidenti mortali 5. Nel comparto delle costruzioni comparando il mese di aprile del 2014 a quello del 2015  sono aumentati gli infortuni in generale. Nel 2014 a livello regionale si sono verificate 58 morti sul lavoro di cui 17 in provincia di Salerno. Nell’ambito delle Regioni Obiettivo è la Puglia a guidare questa triste graduatoria con 68 infortuni mortali. Seguono: Sicilia con 65; Campania con 58 e Calabria con 11. «I dati Inail più aggiornati – ha dichiarato il Presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – alimentano una duplice lettura: mentre da un lato si può desumere che è in via di miglioramento il contesto generale perché diminuiscono complessivamente le denunce di infortuni, dall’altro è evidente che il livello di rischio resta ancora alto in quanto aumentano le morti sui luoghi di lavoro. È evidente che occorre necessariamente continuare a profondere il massimo impegno da parte di tutte le componenti in campo per scongiurare ogni incidente: da quello non mortale a quello mortale. La tutela della salute – ha continuato Lombardi – la prevenzione, la messa in sicurezza di tutte le attività che si svolgono in un ambiente di lavoro sono i singoli tasselli di un disegno complessivo più ampio che rientra a pieno titolo nella sfera primaria del rispetto della persona umana nel momento fondante della sua attività lavorativa. Abbiamo di fronte a noi prima di tutto un problema di formazione culturale di tutte le parti che contribuiscono a creare le condizioni di massima sicurezza nel momento in cui si svolge il lavoro di tutti e di ciascuno: l’imprenditore, il lavoratore, le organizzazioni sindacali, gli organismi istituzionali delegati alla vigilanza ed al controllo del rispetto delle norme, il circuito sanitario inteso nella sua valenza più estesa (non solo nel momento dell’emergenza che va sempre scongiurata)».

«È Evidente – ha concluso Lombardi – che occorre prima di tutto senso di responsabilità, prima ancora che volontà e determinazione. E ancora prima è indispensabile la piena conoscenza dei pericoli e dei rischi insiti in un luogo di lavoro. Non basta tante volte ricorrere al casco o imporre il rispetto formale delle norme: bisogna condividere a priori percorsi formativi, piani di sicurezza, misure di prevenzione. È un lavoro di squadra nell’interesse di tutti. È chiaro, quindi, che occorre costruire la cultura della sicurezza partendo dal momento formativo e dal rafforzamento della cultura del dialogo tra tutte le parti che concorrono a creare le condizioni migliori per svolgere un buon lavoro con il minimo rischio possibile».

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