Franco Arminio “conquista” Sala Consilina (stavolta senza censure) e chiude il Fritz

Oltre due ore di poesia, politica, impegno civile e anche – forse soprattutto – iniezione di fiducia. Il paesologo Franco Arminio, ieri sera è stato a Sala Consilina per la serata di chiusura dell’ottimo Fritz festival. Arminio è sempre atteso nei luoghi dove interviene, ma a Sala Consilina lo era un po’ di più. Infatti ci si ricorderà delle accuse di censura lanciate al sindaco Francesco Cavallone quando alcuni ragazzi affissero una frase di Arminio. Lo scrittore fa un velocissimo cenno a quell’episodio senza andare in polemica e parla invece alla folta platea – in un incontro moderato dal giornalista Angelo Mastrandrea – dell’importanza di costruire i paesi e gli animi dei paesi, più delle case. Della forza di chi resta e di chi va, del dolore di chi va via e vorrebbe restare e di vivere, guardare, ascoltare. Scrivere una sintesi dei pensieri, oltre due ore di parole e letture di poesie, di Arminio, non è impresa facile, anche perché va ascoltato anche solo per non pensarla come lui. Tra le proposte lanciate anche quella che i sindaci dei piccoli paesi organizzino delle “pizzate” con chi è andato via, emigrato, per creare un clima sereno e magari capire se un giorno potrà restare. Tanti i passaggi, le sfumature, i concetti espressi da Arminio soprattutto sul “nuovo ’68 delle montagne” e sulle possibilità di rivalsa.
“A Sala Consilina erano quasi tutti giovani e provenivano da tanti posti diversi. Senza la pioggia ci sarebbero state tante altre persone. Grazie a tutti e in particolare ad Angelo Mastrandrea che ha dialogato con me. È venuto fuori un bell’intreccio di poesia e passione civile”, ha scritto Arminio alla fine dell’incontro.  Tra gli amministratori presenti solo l’assessore alle politiche giovanili, Spinelli.

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