A Potenza ultima messa crismale per il vescovo Ligorio, che a maggio sarà sostituito da Carbonaro

Monsignor Ligorio ha presieduto in cattedrale a Potenza la sua ultima messa crismale, la liturgia solenne del giovedì santo, con la benedizione degli oli Santi,  che rievoca, sulla scorta delle cronache evangeliche, la istituzione dell’eucarestia e della Chiesa da parte di Gesù. In qualche modo  è stata  la “festa dei preti e dei diaconi”. E proprio a loro si è rivolto il Vescovo con una omelia che ha avuto il sapore e il tono del testamento spirituale e allo stesso tempo di appello a rispolverare le ragioni della speranza a dispetto del clima di stanchezza che vede diffuso nelle parrocchie.

“Tra non molto lascerò la guida di questa Chiesa”, ha ricordato, esprimendo il suo grazie al predecessore, mons. Superbo, ma anche a chi si appresta a succedergli, Padre Davide Carbonaro che sarà ordinato vescovo il prossimo 4 maggio e farà il suo ingresso in diocesi a Potenza il 18 successivo.

Ma è ai suoi preti e ai suoi diaconi che mons. Ligorio ha rivolto l’accorato appello  ad avere fiducia, utilizzando le parole di  Paolo a Timòteo,  anche lui, a suo tempo, scoraggiato, insieme alla sua comunità, per il ritardo del promesso immediato ritorno del Cristo glorioso.

La stessa  delusione  e  stanchezza   Mons Ligorio ha detto di aver riscontrato nelle parrocchie, tra i sacerdoti ,per l’avanzare della secolarizzazione che rende difficile e arduo l’apostolato anche nelle nostre contrade : “la vita di fede non struttura più la vita quotidiana come una volta – ha detto- prevale la logica del supermercato anche in ambito religioso, che porta a scegliere le offerte ritenute più utili al benessere della singola persona”.

Il rischio intravisto è che ci si accontenti dell’esistente, abbandonandosi a quella che ha definito “ la logica dell’ormai” (“ormai” siamo in pochi, “ormai”  i ragazzi non frequentano più, “ormai”  la nostra presenza di preti è irrilevante) o, con un paragone biblico, la “sindrome del profeta Elia”, anche lui  scoraggiato per i troppi abbandoni.

Di qui l’invito ai preti, missionari del quotidiano, a passare  appunto“ dalla logica dell’”ormai” a quella dell’”eppure”, per evitare di non riconoscere l’opera della Grazia intorno a noi, ritornando all’anima di ogni apostolato “ proprio quando è più forte la tentazione dell’amarezza e della fuga”

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